Scrivere sulla sabbia
Scrivere sulla sabbia
è fissare parole nello scorrere della clessidra
è immurarle in una casa futura
grattarle dagli occhi di un’state passata
ritrovarle ogni sera
imprigionate nel vetro di una finestra
come una fragile e ignota cassaforte
che si apre fedele
con la sola combinazione del tuo sguardo
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Ora guardo le nuvole
accatastate lassù
nella legnaia grigio-cielo
Attendo qui
che scenda pioggia fuligginosa
oppure mi alzo,
scelgo una scala a vento
quella più lieve
per risalire
fino alla neve bianca?
– – –
Nun schaue ich mir die Wolken an
dort oben
im himmelgrauen Holzschuppen gestapelt
Warte ich hier
bis ein rußiger Regen fällt
oder stehe ich auf,
wähle ich eine Windtreppe aus
die leichteste
um wieder hinaufzusteigen
bis zum weißen Schnee?
CANTO PERDUTO
Ecco, ho perduto la mia dignità,
forse ha capito ed è fuggita via
lontano
lasciandomi qui
nel fango
in un lerciume colorato e sgonfio
trai i rumori assordanti delle spranghe e delle mura che vacillano dentro.
A dire il vero non so esattamente
quando ciò è accaduto
per i colori sgargianti e le grandezze intorno
lei così piccola e scialba
inutile a dirsi
eppure
da quando lei se n’è andata
non ho più niente.
BURATTINAI
I ricordi sono monchi
non hanno mani per toccarsi
né gambe per scapparsi
stanno lì
appesi a un filo
aspettando il proprio turno
quando,
stropicciati e sgambettanti
nella polvere dell’aria,
ti guardano
per un istante
l’unico vero
tutto d’un fiato
poi
fanno silenzio
in eterno
e ricomincia lo spettacolo
sempre diverso
che siamo noi.
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PUPPENSPIELER
Erinnerungen sind verstümmelt
sie haben keine Hände,
um sich selbst zu berühren
keine Beine, um von sich selbst zu fliehen
sie bleiben da,
an einem Faden hängend,
warten
bis sie dran sind,
zerknittert und strampelnd
im Staub der Luft,
sie schauen dich an
für einen Augenblick
der einzige wahre
in einem Atemzug
dann
schweigen sie
für immer,
das Schauspiel fängt wieder an,
immer anders
sind wir.
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All’inizio
la luce era nuda e bambina lanciava ovunque
la libertà
la vita
una pallina luminosa
sparsa nel mondo
come una sposa
di tutti in fondo.
Ma noi
noi la sfruttammo
per vanità.
Così impaurita
lei si nascose
dentro di noi
e noi
noi ci svelammo atterriti
nell’ultimo istante
prima del buio.
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Am Anfang
war das Licht nackt und Kind
es warf überall
die Freiheit
das Leben
ein heller Ball
auf der Welt verstreut
wie eine Braut
in vollen Zügen.
Aber wir
wir nutzten es aus
aus Eitelkeit.
So ängstlich
versteckte es sich
in uns
und wir
enthüllten uns entsetzt
im letzten Augenblick
vor der Dunkelheit.
Ho visto la solitudine
Ho visto la solitudine sgambettare per i vicoli della città
abbracciare non vista gli spazi tra le case
punzecchiare le persone
con gli scontrini arrotolati a punta
ridacchiare silenziosa
dentro un bicchiere di frizzante rosso
posare altera nelle vetrine
e mangiucchiare qualche idea
fresca di bimbi vivaci
fatti di luce e di pane.
Per qualche tempo l’ho rincorsa,
la volevo vedere
vederla rigida e affamata
rinchiusa
dentro qualsiasi cosa
gardarla dritto negli occhi.
Ma non ne ha di occhi
nemmeno un volto
l’ombra.
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Nessun sogno può finire in un tombino
Nessun sogno può finire in un tombino,
non dopo le piogge esauste
né spezzato da siccità ciarliere.
I sogni sono troppo grandi per qualsiasi fine
anche solo un brandello di essi
che è pure tutto,
tanto che mi ci addormento sicura
tra una veglia e l’altra
una veglia sognata
da qualcuno.
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SFILATA
Le cornamuse e i papaveri
sono le briglie sciolte della terra
Non è il colore
che pizzica la vita
ma il respiro di qualcuno
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PARADE
Dudelsäcke und Mohnblumen
sind die fliehenden Zügel der Erde
Es ist nicht die Farbe
die das Leben zwickt
sondern irgendein Atem.
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Perché con Dio?
Ha forse un senso gareggiare con l’aria
per scoprire chi respira meglio?
Due bastoncini di polmone
un mazzolino di cervello
e un cuore baco da filare
siamo.
La festa sacra di quel Dio
che respiriamo.
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Warum mit Gott?
Hat es einen Sinn, mit der Luft zu konkurrieren,
um herauszufinden, wer besser atmet?
Zwei Lungenstöckchen
ein Gehirnsträußchen
und ein Raupenherz zum Spinnen sind wir.
Das heilige Fest dieses Gottes,
den wir atmen.
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Conosco una casa
Conosco una casa sulla riva della tempesta.
Ha pareti di vento e finestre che suonano
a tratti
quando si aprono dentro
per non richiudersi più.
Questa casa è bagnata dal sole e illuminata dalle piogge.
Si sposta da un continente all’altro
come un pensiero smarrito e ripescato
ora qui
ora lì
da una conchiglia vuota
da una tazzina sberciata
dalla cima di un ago di pino
lassù
dove la purezza danza ancora nell’aria
e non si ascoltano motori bui
né si dipingono i fiori
che sono già di per sé colori
dove il silenzio
è la casa di tutto.

Fiore in fiore /Blühende Blume (acrilico su tela di Alessandra Brisotto)
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INCONTRO
Sono trascorsi degli anni,
un istante,
dal tuo arrivare sulla nave
blu,
o qualche cosa così,
di cielo
di buono
di ermetico.
Eppure
navigo ancora nel mio orizzonte
a noi sacro.
Siamo gabbiani
ma non l’abbiamo capito subito.
Quanto silenzio si erge
lì
tra un grattacielo di rosmarino
ed una cartina di caramella
che non appiccica più.
Perché di tutto
siamo.
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La semplicità è Grande come l’istante del Big Bang
Alessandra Brisotto
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